01 giugno 2015

Adozione e scuola: formare i formatori. Parte IV . Si può parlare di adozione in classe?

ITALIAADOZIONI presenta quattro  interessanti articoli riguardanti “Adozione e scuola: formare i formatori”, a cura di Francesca Corti: 
    1. Collaborazione e comunicazione                                      - Febbraio 2015
    2. L’inserimento scolastico                                                    - Marzo 2015
    3. Difficoltà di inserimento e programmi differenziati       - Aprile 2015
    4. Si può parlare di adozione in classe?                                - Maggio 2015


Può capitare che i compagni del bimbo adottato, e purtroppo a volte anche gli adulti (vedi genitori dei compagni o operatori scolastici), gli pongano domande che lo potrebbero mettere in difficoltà ed in imbarazzo; è indispensabile quindi che l’insegnante sappia captare questi momenti di difficoltà del bambino e “usare” una domanda magari posta in maniera sbagliata per cominciare a parlare correttamente di adozione.
Al giorno d’oggi non vi è più la sola famiglia tradizionale, nei nostri paesi e nelle nostre comunità: ci sono famiglie mono-genitoriali, famiglie allargate, famiglie affidatarie e famiglie adottive, famiglie multiculturali e famiglie immigrate.
È indispensabile che l’insegnante abbia la sensibilità e la cura per comprendere che ogni bambino ha diritto al rispetto della propria storia e della propria diversità, che se lui stesso vorrà potrà essere raccontata ai compagni, ma senza forzature e senza obbligarlo a parlare di argomenti che magari non intende assolutamente toccare con i suoi coetanei.
Nella scuola si dovrebbe lavorare sul rispetto delle diversità, qualunque esse siano, vedendole non come limite ma come valore, illustrando le diverse forme di famiglia come modalità alternative e ugualmente valide alla famiglia tradizionale.
Questo vale per tutte le famiglie sopra citate, e vale soprattutto per i bambini arrivati in adozione; è importante che l’insegnante faccia passare il concetto di adozione, più che la storia del singolo bambino adottato.
Bisogna insegnare ai nostri bambini che l’adozione è una forma di genitorialità positiva e comune in tutto il mondo:
“Ogni bambino ha diritto di avere un nome. Ogni bambino ha diritto di avere una famiglia e di crescere con la sua famiglia. Se i genitori naturali di un bambino muoiono tutti e due o se per un qualunque motivo nessuno dei due può allevarlo, le autorità del paese in cui il bambino vive devono aiutarlo a trovare una mamma e un papà che lo amino e ne abbiano cura, eventualmente anche in un altro paese. Quella mamma e quel papà saranno i suoi genitori adottivi, saranno la sua famiglia” (Anna Guerrieri e Maria Linda Odorisio, Oggi a scuola è arrivato un nuovo amico, Armando, Roma, 2003).
Solo usando parole chiare, comprensibili e condivisibili, il messaggio sarà chiaro per tutta la classe: adozione è un’altra forma di amore, è un altro modo per diventare famiglia.
Insomma, il compito che hanno i nostri insegnanti quando arriva in classe un bambino adottato è molto delicato e strutturato, difficile ma non impossibile.
Tina Centoni, Direttrice del 2° Circolo Didattico di Capannori (Lucca) e madre adottiva, scrive nel libro di Anna G. Miliotti “…e Nikolaj va a scuola” (Franco Angeli, 2005): “(per un insegnante) non è possibile pensare ad una relazione educativa priva di coinvolgimento emotivo ed affettivo. La qualità della relazione dà il senso al rapporto insegnante-allievo… la prima cosa da fare per l’insegnante è la pre-disposizione, l’essere cioè pre-disposta ad accettare il bambino, a conoscerlo, ad integrarlo in modo da pre-venire i disagi che si presenteranno. Valorizzare la relazione implica una precedente preparazione personale e professionale: il docente deve acquisire l’abito mentale dell’accoglienza e un abito che potrà così trasmettere a tutti i suoi alunni”.
Solo in questo modo il bambino potrà sentirsi veramente accolto e valorizzato, ed il percorso scolastico potrà essere ricco di successo e soddisfazioni anche per lui.
Francesca Corti
 

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