04 aprile 2015

ALCUNE CARATTERISTICHE DEL BAMBINO ADOTTATO

Vi proponiamo un articolo, che abbiamo sintetizzato in alcuni punti, di Johanne Lemieux (psicoterapeuta canadese specializzata in adozione). E' stato scritto diversi anni fa ma i suoi contenuti ci sembrano tuttora validi. Naturalmente  è importunante precisare che ogni bambino ed ogni situazione  sono a sé. Lungi dal voler classificare o catalogare aspetti molto variegati e complessi, pubblichiamo questo scritto per ricavarne alcuni spunti di riflessionebarngr2

   “La nostra esperienza in post-adozione vicino ai bambini ci ha portati ad identificare certe caratteristiche proprie dei bambini adottati. Si tratta delle caratteristiche che si applicano soprattutto alla fascia di età 0 - 12 anni. Peraltro, parecchi bambini biologici, possono presentare gli stessi comportamenti, ma ciò che constatiamo nei bambini adottati, sono l'intensità, la generalizzazione e la frequenza di queste reazioni.

1. L'ISTINTO DEL SUPERSTITE

I bambini adottati sono tutti degli straordinari superstiti. Dal loro concepimento, sono sopravvissuti fisicamente ed emotivamente ad una serie di ostacoli che sfidano l'immaginazione se ci fermiamo un attimo a riflettere.

  • Gravidanza: Possono essere sopravvissuti ad una gravidanza difficile (ad esempio per malnutrizione della madre, stress della madre riguardo al suo avvenire e all'avvenire del bambino, possibilità di esposizione a sostanze tossiche come droga e alcol, possibilità di esposizione a malattie infettive, ecc)
  • Parto: le circostanze della nascita, a parte il caso di parto sotto supervisione medica (raro in alcuni contesti) sono state probabilmente abbastanza difficili, con rischi  tanto per il bambino che per la madre: (sofferenza fetale dovuta ad un travaglio troppo lungo, mancanza di ossigeno ecc.)
  • Nei primi giorni dopo la nascita: è stato nutrito e curato correttamente? Ha avuto paura? Freddo o male?
  • Il momento dell'abbandono: com'è avvenuta la separazione dalla madre? (nella calma o nella violenza? di notte? in un luogo pubblico dove si è svegliato piangendo? Per quante ore prima di essere trovato?)
  • Orfanotrofio o famiglia affidataria: Qual è stata la qualità delle cure (riceveva un po' di tenerezza e di attenzione? Il cibo era sufficiente e di buona qualità? È stato curato in caso di febbre ecc.? Ha subito negligenza affettiva o peggio violenza? Quanto tempo ha passato all'orfanotrofio? )
  • Come ha vissuto il primo contatto coi suoi nuovi genitori? (bizzarro? Minaccioso? Uno sradicamento dalle persone che amava?)

Queste domane (e altrettante che si potrebbero porre) sono per lo più destinate a rimanere senza risposta ma indicano tuttavia la corsa ad ostacoli che il bambino ha dovuto superare prima di trovare una famiglia.

2. L'incomparabile

Senza volerlo gli amici, la famiglia e anche certi medici tendono a paragonare il bambino adottato ai bambini biologici. Il paragone, che riguardi la curva di crescita o l'età "normale"delle abilità psicomotorie, può turbare i genitori. Durante i primi 6 mesi dopo il suo arrivo, bisogna abituarsi all'idea che sarà" incomparabile" perché non può corrispondere ad un bambino biologico della stessa età. Sarà incomparabile perché nei primi 6 - 12 mesi, si svilupperà ad un ritmo straordinario se si tiene conto del suo stato al primo giorno dell'adozione. Come genitori non bisogna lasciarsi ferire o destabilizzare dalle osservazioni degli altri. Bisogna paragonare sempre il proprio bambino a sé. Noi soli sappiamo veramente la strada che ha percorso dalla sua adozione.

3. I sonni difficili

Durante il primo anno, ma spesso molto dopo, i bambini adottati vivono e fanno vivere ai loro genitori delle notti difficili! Rifiuto di addormentarsi,enuresi, incubi frequenti, sonno agitato sono cose prevedibili. La qualità del sonno di un bambino è il riflesso della sua salute fisica e del suo stato emotivo. È la notte che il cervello ed il corpo si liberano delle loro stanchezze e delle loro emozioni. I bambini adottati devono compiere dei compiti enormi durante il giorno: apprendere una lingua nuova, adattarsi agli odori, ai suoni, ai colori nuovi, entrare in relazione affettiva con le nuove persone, lasciarsi amare, avvicinare ecc. A ciò si sommano, spesso, i ricordi del passato (ad esempio essere stato abbandonato in piena notte, avere sentito dei bambini piangere tutte le notti all'orfanotrofio, avere avuto fame, sete o male senza essere consolato o curato perché il personale era ridotto nelle ore notturne).

4. Il bambino Teflon o Velcro?

Quando arrivano nella nostra vita, i bambini si trovano generalmente in una delle due categorie: teflon o velcro! Vale a dire o si aggrappano disperatamente a noi come un koala o sembrano ignorarci ed avere una relazione molto utilitaristica con noi. "Un bambino Velcro" non è necessariamente sintomo di un attaccamento istantaneo o di una relazione sana a lungo termine; Nello stesso modo il "bambino Teflon" non è predittivo del fatto che il bambino non si attaccherà mai a voi. Durante il primo anno, ci sarà talvolta un'ambivalenza tra le due modalità (talvolta Velcro talvolta Teflon) Non bisogna preoccuparsi oltremodo, soprattutto durante i primi mesi. Se questi comportamenti permangono nel tempo in modo molto intenso, bisognerà pensare ad esplorare la possibilità che si tratti di sintomi di disturbi più o meno gravi dell'attaccamento.

5. La riproduzione dei loro modelli di sopravvivenza

Se il vostro bambino ha dei comportamenti che considerate strani, fuori norma, fastidiosi o "incomprensibili", ci sono delle forti probabilità che riproduca un'abitudine o dei comportamenti che l'hanno aiutato a sopravvivere in passato. Se si culla per addormentarsi, è probabilmente il modo in cui si è "auto coccolato" perché nessuno lo faceva per lui. Se attira sempre l'attenzione battendo i piedi, è molto probabile che abbia fatto prima in questo modo. Se nasconde del cibo, può significare che non ne ha avuto e che non è certo di averne domani. Allora, anziché vedere questi comportamenti come negativi, occorre in principio accoglierli come una prova della sua creatività, del suo istinto di sopravvivenza. Bisogna poi rassicurarlo e spiegare che non c’è bisogno di fare ciò adesso, che siete là come genitori per rispondere ai suoi bisogni, che non è più solo ad occuparsi di sé.

6. Lo sviluppo in scala

Lo sviluppo fisico, emotivo, sociale e cognitivo di un bambino non avviene in modo continuo e lineare. È ancora più vero per i bambini adottati. Abbiamo constatato che essi tendono ancora a svilupparsi per lunghe tappe nelle quali niente sembra evolversi; poi "improvvisamente" iniziano a parlare, camminare, dormire, manipolare degli oggetti con destrezza.

Certi genitori tendono a preoccuparsi di questo processo. Non bisogna farlo, soprattutto durante i due anni dopo l'arrivo del bambino. Come abbiamo spiegato, un bambino adottato arriva spesso molto fragile nei suoi bisogni fondamentali: mangiare quando ha fame, bere, sentirsi in sicurezza fisica, creare un legame di fiducia e di attaccamento coi suoi nuovi genitori. La risposta ai suoi bisogni fondamentali è prioritaria per lui:non può passare alle altre tappe come l’apprendimento del linguaggio o della scrittura prima di essere molto rassicurato nei bisogni di base. Certi genitori dimenticano ciò e si concentrano troppo presto sull'acquisizione dell’apprendimento perché temono che il bambino arrivi all'asilo o a scuola troppo" in ritardo" rispetto agli altri bambini. Bisogna essere molto pazienti e non lasciare che le nostre inquietudini ci facciano dimenticare l'essenziale: la felicità piuttosto che la prestazione.

7. La fase di regressione

Poiché sono stati molto spesso resi fragili nei loro bisogni fondamentali (rivedere la piramide di Maslow), i bambini adottati hanno delle fasi nelle quali sembrano perdere improvvisamente le loro acquisizioni. In situazioni di stress o di cambiamento, possono ricominciano ad urinare a letto, ad avere delle crisi di insicurezza spaventosa (ad esempio in seguito ad un trasloco, dopo un soggiorno all'ospedale, in seguito all'arrivo di un fratellino ecc )Questo può scoraggiare i genitori ma, in linea di massima, queste fasi di regressione sono un passo indietro per prendere uno slancio per "saltare" più lontano. Ma bisogna decodificarli, comprenderli e non lasciarsi abbattere.

8. Il seduttore o l'indifferente

I bambini adottati sono molto spesso dei bambini molto affascinanti o addirittura incantevoli! Sanno che cosa fare e che cosa dire per intenerire e sedurre gli adulti. Si può supporre che riproducano nel presente una formula vincente nel passato. Hanno ottenuto così, per esempio, l'attenzione minimale necessaria da parte delle nutrici.

Questi comportamenti possono restare invece talvolta molto superficiali ed il bambino può diventare totalmente indifferente se l'adulto vuole creare troppo rapidamente una vera intimità affettiva con lui. Se non è pronto a vivere questa intimità respingerà l'adulto o peggio diventerà decisamente aggressivo. Questo può sconcertare un genitore. Il bambino ci chiede in modo affascinante che ci si occupi di lui ma ci respinge appena  ci si occupa veramente di lui. Bisogna ricordarsi che il bambino ha ricevuto un piccolo cucchiaio di affetto ogni giorno prima della sua adozione, può sentirsi soffocato o decisamente annegato se gli si offre al tempo stesso un immenso boccale!

9. La paura esagerata del rifiuto e dell'abbandono

Una cosa è certa: la grande maggioranza degli adottati, grandi o piccoli, hanno una sensibilità estrema di fronte ad ogni situazione in cui percepiscono una forma di rifiuto o peggio un rischio di abbandono. Alcuni adulti adottati molto piccoli in Quebec, vissuti precedentemente in case famiglia, lo manifestano regolarmente. Hanno dei sogni dove una persona cara non viene mai a cercarli nella scuola, dopo il lavoro, etc. Ogni forma di critica anche costruttiva è vissuta come un biasimo, un rigetto. Certi hanno delle difficoltà a fidarsi e sono "emotivamente indipendenti": non mi attacco dunque non avrò delusioni! Altri non arrivano ad avere delle relazioni durature con l’altro sesso: appena la coppia diventa intima preferiscono lasciare piuttosto che correre il rischio di essere lasciato un giorno dall'altro. Nei bambini, ciò si manifesta con il bisogno di chiedere sempre a che ora e chi verrà a prenderli all'asilo o a scuola. O con il bisogno di insistere affinché tutti i membri della famiglia siano sempre insieme, nella stessa camera, nella stessa automobile, ecc. Ciò può durare dei mesi o degli anni.

10. La non permanenza delle cose

Tutti gli esseri umani considerano il futuro a partire dalla loro realtà. Per esempio un uomo o una donna che sono stati ingannati da numerosi innamorati avranno molta difficoltà a credere all'amore, all'impegno sincero. Al momento della sua adozione, un bambino ha vissuto almeno in due luoghi: con sua madre biologica e poi nel suo ambiente sostitutivo. Nella sua breve vita, si è abituato ed è stato poi strappato a due ambienti. Eccolo adesso in un terzo! Se il passato è garante del futuro, si dirà che questa situazione è solamente temporanea, come le altre volte! C'è dunque una differenza enorme tra le certezze del genitore per cui è assolutamente certo che il bambino rimarrà" sempre" con lui, e la percezione del bambino che si aspetta, con una forte probabilità, di ripartire prima o poi!

Sconcerta molto i genitori il fatto che il bambino chieda per esempio tutti i giorni, senza tregua, se l'amano o se se si terrorizza quando lo si rimprovera, anche per un piccolo errore.

Bisogna dunque costantemente mettersi nella loro pelle e ripetere al bambino il nostro amore incondizionato, fare la differenza tra un comportamento che non si vuole e il nostro amore per lui che è grande malgrado i suoi piccoli errori di condotta.

11. La fragilità nei loro bisogni primari

Non bisogna essere sconcertati da certi comportamenti che perdurano nei bambini. Sono semplicemente il segno dell'ampiezza delle ferite invisibili. Certi genitori si stupiscono che una bambina di 10 anni, adottata a 18 mesi nasconda talvolta ancora il cibo. Questa è solamente la dolorosa conferma che ha avuto molta fame. Allora per evitare che lo faccia di nascosto e con vergogna, perché non proporle di avere sempre per esempio una barra di cioccolato in un cassetto della sua camera?.

12. L'istinto del piccolo salmone

La ricerca e la comprensione delle origini  non hanno la stessa importanza e significato per tutti. Di solito essa è abbastanza rara. Infatti la maggior parte di adottati del Quebec non fanno richiesta di incontrare i genitori biologici e questo anche se dal 1984 la legge lo permette loro.

Tuttavia, per alcuni, questo bisogno di sapere diventa una richiesta con un significato enorme. Come il salmone, sono pronti a spezzarsi le pinne sulle rocce e di arrivare quasi alla fine della loro energia vitale per avere una risposta a questo istinto di ritorno alle sorgenti. Questo bisogno è interpretato spesso dal genitore come un rinnegamento della relazione adottiva, come un insuccesso dell'amore reciproco. I genitori, a torto, pensano di non averli fatti sentire abbastanza amati, di non avere abbastanza riparato il passato. Pensano inoltre che stanno per perdere qualcosa se lasciano tornare il figlio nel suo paese d'origine. Certi genitori vogliono evitargli anche di soffrire, di essere deluso se non trova le risposte o l'oggetto del suo desiderio.

Occorre dunque prepararsi mentalmente ad accettare questa tappa. Il miglior modo è di regolare i nostri contenziosi e la nostra "logica privata" coi genitori biologici dei nostri bambini. Se come genitori adottivi consideriamo i genitori biologici come facenti parte della nostra vita, come persone significative per i nostri bambini, non eviteremo il risveglio dell'istinto del "piccolo salmone" ma lo vivremo in un modo più costruttivo. Un rifiuto della legittimità di questa richiesta può mettere veramente in pericolo la qualità della relazione genitore-figlio. Mentre un'apertura sincera può arricchirla solamente.

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